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21 aprile 1995
OPENING ORE 21:00
Palazzo dello Spagnuolo
Via Vergini 19, Napoli

Fin dagli inizi la base di tutta l’opera di Zevola s’incentra sull'”environment”, creando così contatti e relazioni tra oggetti e modelli di espressione in precedenza “divergenti”; dimostrando e “professando” la non limitatezza del momento artistico, che non può essere solo concentrato in un tempo ed in uno spazio, ma che è sempre alla ricerca di nuove lingue, nuove direzioni di pensiero. E proprio sullo scambio di “nuove icone” tra Napoli e Zevola è maturata durante gli anni questa visione caleidoscopico-dialettica, questo continuo tendere all’arte “totale”, spaziando con la poesia, con “Piaceri di Noia” (testo del ’91 edito da Leonardo, su quattro secoli di scarabocchi nell’Archivio del Banco di Napoli) con un’esperienza di assistente alla regia al fianco di Hermann Nitsch.
Anche “Autoritratto” che concilia poesia e collages, si lega chiaramente a questo linguaggio multimediale. Indagando sulle strade alternative al ritratto, sul “…quando il ritratto non si può fare, perchè la Musa che ti ha ispirato non ha intenzione di trattenersi nel tuo cuore, è tempo di lavorare, con crudele disincantata freddezza, al proprio autoritratto. Questa è la terribile bellezza della necessità”. E Giuseppe Zevola lo fa a parole, con la poesia che in minima parte abbiamo appena citato, e con i grandi lavori su carta appesi alle pareti della Fondazione che Peppe Morra con tenacia ha voluto alla Sanità.

Francesco Galdieri

 

Dettagli

Data:
21 Aprile 1995

Luogo

Palazzo dello Spagnuolo
Via Vergini, 19
Napoli, Italia
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